Pubblicato per la prima volta nel 1998, il libro di Krakauer è diventato
una cosa rara nel nostro mondo urbanizzato, un ‘instant classic’ della
letteratura degli spazi selvaggi. Il libro ha conquistato lettori di
ogni estrazione e provenienza indagando sulla vita e la morte del
ventiquattrenne Christopher McCandless, un giovane benestante che
rinuncia ai suoi soldi e abbandona la sua identità per cercare il vero
significato della libertà e della natura selvaggia, scomparendo
all’interno di una terra estrema da cui non farà più ritorno.
Chi era McCandless, quali luoghi ha visitato e come ha trascorso quei
memorabili 113 giorni nel territorio selvaggio dell’Alaska e con poche
provviste? Ecco la storia indimenticabile raccontata da Krakauer nel
suo libro, estensione di un suo articolo per la rivista Outside
Magazine.
Spiega Krakauer:
“Uno dei motivi per cui ho deciso di scrivere il libro è che mi sono identificato con Chris e mi sono sforzato di capirlo, anche se non pretendo di esserci riuscito fino in fondo. Chris non era un ragazzo come gli altri. Era molto egocentrico. Era ostinato. Era impetuoso. Ma era anche un puro di cuore. E la cosa straordinaria, di lui, è che non accettava compromessi. Aveva grandi ideali, un forte senso di rettitudine morale. Credeva che la sua missione nella vita fosse quella di abbandonare la via più facile. Molti lo hanno giudicato semplicemente un pazzo incompetente e irresponsabile, perché, si sono chiesti, non si è portato un’accetta e una radio, andando in Alaska? Ma a loro, Chris avrebbe risposto: non sarebbe più stata un’avventura. In un mondo come quello di oggi, dove su una mappa non ci sono più spazi vuoti, Chris ha lasciato a casa tutte le mappe.”
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